Sebastiano Cultrera – Nell’isola che più di tutte ha il “mare dentro”, dove la Storia ha fatto del mare un protagonista di unione e fusione, culturale, economica e morale, può davvero questo stesso mare trasformarsi nel Nemico?

È successo tante volte che il mare abbia sorpreso le imbarcazioni procidane, e altrettante volte i rischi del mare e dei porti si sono rivelati fatali per i naviganti di Procida, sparsi per il mondo. Le preziose testimonianze degli ex-voto, privati e soprattutto nelle chiese procidane — dall’Abbazia alla Madonna della Libera — ci ricordano quanto il pericolo del mare abbia segnato la lunga e gloriosa storia marinara dell’isola, fatta di ricchezze, lotte, impegno e capacità. Era un’epoca in cui la navigazione, nei procellosi mari del mondo, era avventurosa e piena di insidie.

Ma scoprire oggi che quei pericoli sono ancora attuali e incombono nelle poche miglia marine di un mare che dovrebbe essere più protetto e familiare, come quello del nostro Golfo, ci lascia con un amaro senso di incredulità e rabbia.

Com’è possibile che nel 2024 non si riesca ancora a gestire una (mezza) giornata di maltempo estivo?

Il trasporto d’emergenza non ha funzionato, lasciando centinaia di cittadini e visitatori bloccati, impossibilitati a raggiungere l’isola. 

Non ha funzionato nemmeno il sistema di allerta, che avrebbe dovuto informare i pendolari del rischio di intraprendere il viaggio, a seguito di un avviso di attori, pubblici e privati (magari col coinvolgimento delle istituzioni preposte) che sancivano l’impraticabilità del rientro o, perlomeno, l’alto rischio.

Nemmeno la Caremar ha funzionato, se è vero ciò che si racconta: che avrebbe “imposto” al proprio comandante di partire da Napoli verso Procida e Ischia solo per liberare la banchina di Napoli, sapendo già che non avrebbe effettuato altre corse nella giornata. Non abbiamo certezze su questo e vogliamo credere nella professionalità e autonomia del comandante, in linea con i dettami del codice della navigazione. Ma chi ha diffuso queste voci? Ah, saperlo…

Anche il sistema di informazione, pubblico e privato, ha mostrato tutte le sue falle: le fonti più affidabile sono state ancora una volta le chat dei pendolari.

Il sistema di assistenza, pubblico e privato, è stato del tutto insufficiente. Pendolari e visitatori sono stati costretti a rimanere a Ischia o in terraferma, a spese proprie, e senza nessun tipo di supporto.

Non ha funzionato nulla. E questo è inaccettabile da ogni punto di vista. Tutto ciò che poteva andare storto è andato storto.

Adesso, però, per favore, risparmiateci le vuote disquisizioni sulla “continuità territoriale”.

Questo slogan diventa il rifugio dei furbi in tempo di pace. Dove erano i profeti di quella “continuità” quando centinaia di procidani erano ammassati nei porti di partenza, vedendo le navi Ischia-Napoli partire senza toccare Procida?

La Costituzione garantisce la libertà di movimento (art. 16), ma della “continuità territoriale” non c’è traccia nella nostra legislazione, salvo alcune normative favorevoli alla Sardegna e alle isole minori siciliane. 

Continuiamo a sentirci defraudati di un diritto che, di fatto, è così poco considerato da non essere neanche formalmente riconosciuto.

Un diritto naturale degli isolani, di tutte le isole minori, e soprattutto di Procida — l’isola minore italiana con la più alta densità di popolazione — non è contemplato.

Siamo davvero figli di un Dio minore?

Oggi, la necessità urgente e non più rinviabile di un porto all’altezza dei tempi e di un naviglio adeguato è la battaglia che non può più essere ignorata. Non dobbiamo farci distrarre da esigenze corporative minori, che servono solo a mantenere la “continuità” a beneficio di pochi.

È comprensibile che spostare risorse per duplicare linee sovvenzionate a pochi minuti di distanza possa portare risultati elettorali, ma la vera battaglia, dopo ciò che è successo NELL’ESTATE, è un’altra.

Dobbiamo ottenere il riammodernamento e il riadattamento dei fondali del porto, così come l’ammodernamento delle navi, adeguandole alle condizioni meteo che gravano su Procida. Questa è la strada giusta, questa è la battaglia che conta.

Diventa poi indispensabile, una verifica immediata della banchina del porto, che negli ultimi anni sembra aver subito un affondamento preoccupante, come sembra stia accadendo in tutta la Marina.

Chi deve occuparsene? Certamente l’amministrazione, che negli anni avrà sicuramente sollevato alcuni di questi problemi davanti alle autorità competenti (come l’escavo del porto, scontrandosi con burocrazie di ogni genere), ma evidentemente senza riscontri concreti. Ma anche le opposizioni, che abbracciano forze politiche ora al Governo dell’Italia. E infine i cittadini tutti, che devono concentrare la loro battaglia sulla questione della mobilità, su questi temi prioritari.

Tutto il resto potrà pure servire a raccogliere facile consenso, ma provate a spiegarlo a chi è rimasto bloccato una notte negli alberghi, a spese proprie, lontano dai propri cari, senza potersi attrezzare per affrontare un’improvvisa lontananza.

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